Dispaccio visivo #002 Attenzione Attenzione

La città di Metropoli One respirava menzogne. Gli schermi sulle facciate dei palazzi ripetevano ossessivi: “L’obbedienza è libertà”. Le parole, come sempre, erano armi. Ma quella notte, tra le fessure di un edificio abbandonato nel Settore 7, una fiamma tremolante illuminava volti pallidi. Tra loro c’era il Protagonista, un uomo senza nome—solo il codice E-247—che stringeva tra le mani un foglio illeggibile, un residuo del “prima”. «Sanno tutto di noi, tranne una cosa», sussurrò, la voce rotta dall’emozione. «Che la memoria non si cancella, si nasconde. Ogni sussurro, ogni sguardo rubato è un mattone della nostra rivolta.» Il gruppo, un mosaico di operai, ex funzionari e bambini con occhi vecchi, ascoltava. Fuori, i droni sorvegliavano il nulla. «Hanno riscritto la storia, ma non possono cancellare il futuro», continuò E-247, mostrando il foglio: erano numeri, coordinate, frammenti di un piano per sabotare il Flusso Centrale, il cuore della sorveglianza.

«Quando spegneremo la luce, accenderemo la verità. Non siamo numeri. Siamo ricordi. Siamo fame.» Qualcuno rise, un suono proibito. La rivoluzione non iniziava con un urlo, ma con un sospiro condiviso. All’alba, mentre i primi raggi filtravano attraverso il fumo tossico, Metropoli One tremò. Un’esplosione nel Settore 3, poi nel 12. Gli schermi vacillarono, e per un istante—breve come un battito—il volto del Grande Coordinatore scomparve. «È iniziato», mormorò E-247, osservando la folla che, silenziosa, strappava i microfoni dai muri. La paura era ancora lì, ma ora aveva un sapore diverso: dolceamaro, come la speranza. La PoliPsy irruppe all’alba seguente. Troppo tardi. Il virus delle parole vere era ormai contagioso. E ora urliamo tutti Attenzione Attenzione, psicopolizia in azione. Rivoluzione.

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