
Intervista a DYSTOP™ tra barocco e algoritmo
In un mondo dove ogni battito cardiaco è tracciabile e ogni respiro codificato, DYSTOP™ svela “INIZIAZIONE”™, un disco che non suona: spia. Un incrocio tra
► documenti visivi autorizzati
TIPOLOGIE DI CONTENUTO:
Bollettini del Grande Fratello
Aggiornamenti di guerra
Confessioni pubbliche
Due Minuti d’Odio
Tutorial di Neolingua
Rituali di celebrazione
Epurazioni documentate
Rieducazioni esemplari
AVVISO OBBLIGATORIO:
“Questi contenuti sono monitorati. La tua visualizzazione viene registrata. Le reazioni facciali inappropriate verranno segnalate alla Psicopolizia.”
FORMATO VIDEO:
[CODICE VIDEO: TLC-2024/101]
► monitoraggio visivo in corso…
[CONTENUTO PURIFICATO™]
► le tue pupille sono tracciate
In un mondo dove ogni battito cardiaco è tracciabile e ogni respiro codificato, DYSTOP™ svela “INIZIAZIONE”™, un disco che non suona: spia. Un incrocio tra
Nel 2087, il Ministero dell’Armonia Vegetale aveva trasformato ogni casa in una serra di controllo. Ogni cittadino doveva possedere almeno tre bonsai, registrati e monitorati
C’è un suono che attraversa il nostro presente come un’eco del futuro spezzato. È quello di “Iniziazione™”, album di Dystop™ nato dalla lettura di “1984”
Il mondo è governato da un’oligarchia corporativa chiamata Il Consorzio. Le megalopoli, avvolte da una coltre tossica e sorvegliate da droni a forma di libellula,
Era il 1984 e il Partito aveva finalmente trovato un modo per rendere utile l’odio. Dopo il collasso delle vecchie forme di dissenso, sostituite dal
In un mondo distopico, la libertà si trasforma in una gabbia dorata: il regime celebra il “diritto di scegliere”, ma ogni opzione è predeterminata da
Un disco che respira nel vuoto tra secoli. Sinfonie di archi lacerati da sirene digitali, cori barocchi distorti in algoritmi di terrore. Ogni solco del
Dispaccio #003 Prefazione di Serena Spada, da “1984” di George Orwell
La città di Metropoli One respirava menzogne. Gli schermi sulle facciate dei palazzi ripetevano ossessivi: “L’obbedienza è libertà”. Le parole, come sempre, erano armi. Ma
Dispaccio visivo #001 Matteo Bavestrelli