Dispaccio #006 Odiatore seriale

Era il 1984 e il Partito aveva finalmente trovato un modo per rendere utile l’odio. Dopo il collasso delle vecchie forme di dissenso, sostituite dal controllo totale del Grande Fratello, era nato il Dipartimento del Rancore Organizzato (DRO). Gli haters, i frustrati, gli invidiosi cronici erano diventati una risorsa preziosa per il regime. Non più parole sprecate in vuoti mugugni, ma odio purificato, incanalato, trasformato in lealtà. Le loro menti erano state reclutate nelle Officine Emotive, stanze buie e sovraffollate dove migliaia di corpi, legati a macchine scriventi, trascorrevano le giornate a produrre disprezzo. Più il loro odio era intenso, più alimentavano la macchina del consenso. “Scarica la tua rabbia, rafforza il Partito!” era lo slogan ripetuto dai teleschermi. Odiatore seriale… I migliori venivano selezionati per il Reparto di Affinamento dell’Invidia, dove il loro astio veniva distillato e usato per controllare le masse. I burocrati lo bevevano prima degli interrogatori, gli scrittori lo iniettavano per comporre romanzi che incitassero al sospetto. L’odio era diventato moneta, arma, catechismo. Ma un giorno, qualcosa si ruppe. Uno di loro, un hater di grado elevato, noto come Soggetto Zero, iniziò a produrre un rancore così puro da sovraccaricare i sistemi. La sua mente divenne un vortice che risucchiò il disprezzo di tutti gli altri, lasciandoli vuoti, apatici. Senza odio, il meccanismo si inceppò. I teleschermi si spensero, gli agenti del Partito vagarono senza meta, le Officine Emotive crollarono in un silenzio irreale. Alla fine, Soggetto Zero rimase solo in un mondo di macerie, incapace persino di odiare se stesso. Era finalmente libero? O era solo l’ultima, beffarda vittoria del Partito? L’odio è la tua forza. Rinunciarvi significa arrendersi. Odiatore seriale, forza, suvvia, agisci.

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